8 giugno 2013: l’ultimo sacrificio del mag. Giuseppe La Rosa

Sette anni fa il mag. Giuseppe La Rosa compiva l'ultimo sacrificio per proteggere la vita dei suoi commilitoni. Un gesto che lo eleva al rango di eroe insieme agli altri figli della Patria caduti in battaglia. 

La Rosa

Quel terribile giorno di giugno

In Italia erano da poco scoccate le sette del mattino. In Afghanistan le operazioni militari procedevano secondo la consuetudine tipica di una guerra. Nei dintorni della base di Farah, a poco più di 200 chilometri da Herat, un VTLM “Lince” sta riportando a “casa” alcuni militari italiani della “Sassari“, del reggimento “Torino” e dell’8° “Bersaglieri“. All’improvviso, durante il tragitto, un attacco da parte di elementi ostili uccideva un soldato e ne feriva altri tre.

Il militare deceduto è il maggiore Giuseppe La Rosa, effettivo dal dicembre del 2012 al 3° Reggimento Bersaglieri della Brigata “Sassari” di stanza a Capo Teulada. Furono i talebani a compiere quel vile attacco nei confronti dei nostri connazionali impegnati nella missione ISAF. Lo sciagurato gesto venne successivamente attribuito ad un miliziano undicenne.

L’ultimo sacrificio del nostro concittadino

Il maggiore La Rosa era originario di Barcellona Pozzo di Gotto. Era un ufficiale addetto all’Ufficio Operazioni e Addestramento del 3° Reggimento Bersaglieri ed era partito in missione in Afghanistan nel marzo 2013 e sarebbe dovuto rientrare in Patria a settembre 2013. Aveva preso parte a tre missioni all’estero: due in Kosovo e una in Afghanistan tra il 2007 e il 2012. La Rosa era un uomo dotato di grande spirito, solare, sempre disponibile e professionalmente preparato.

La Rosa si inserì subito nella realtà del suo Reggimento con grande spirito di abnegazione. La storia del suo sacrificio conferma le parole dette poc’anzi. Quando l’ordigno venne lanciato all’interno del convoglio, il maggiore si gettò immediatamente su di esso per proteggere il resto della compagnia. In poche parole, fece da scudo umano per salvare la vita ai suoi compagni. Ciò lo eleva al rango di eroe, ma la sua perdita rimane una ferita aperta impossibile da rimarginare. Per il suo sacrificio, il maggiore La Rosa verrà insignito della Medaglia d’oro al valore militare.

Adesso Giuseppe veglia su di noi insieme ai figli della Patria morti durante i conflitti che hanno reso grande l’Italia. Dal Tagliamento alla vittoria sul Piave, passando per El Alamein sul tragitto verso Farah. Sono queste alcune delle mete che dovremo ricordare in eterno per rendere onore ai nostri nonni, ai nostri padri e ai nostri fratelli caduti in battaglia per la Patria.

Lettera dei colleghi del 183° corso “Lealtà” ai genitori del mag. La Rosa

Buongiorno, mamma Concetta e papà Biagio.
Dall’8 giugno, giorno del vile attacco che ha elevato vostro figlio ad eroe, voi avete una responsabilità in più. Voi non siete più genitori solo di tre figli, ma lo siete idealmente anche di tutto il nostro corso.
Perché Peppe per noi, con il suo sorriso aperto, la sua determinazione, la sua forza interiore ed esteriore, non era semplicemente un amico, un collega, un compagno di mille avventure, ma era soprattutto un fratello.
Dall’8 giugno noi abbiamo perso fisicamente un fratello ma, ci piace pensare, “abbiamo guadagnato un papà ed una mamma”. Il dolore che ci attanaglia è lancinante. Ci si chiede come sia possibile che Dio abbia scelto proprio lui tra tanti per rafforzare le schiere degli angeli. Però, più il dolore diventa acuto, segnando la carne, contorcendola, rigando il volto di mille lacrime amare, più si insinua in noi la consapevolezza che Peppe, con il suo ultimo sacrificio, salvando il suo equipaggio dalla forza del male di un atto infame e insensato, abbia compiuto un gesto d’amore così grande, così profondo, così totalizzante, che ha visto nella sua morte compiersi ciò che era in vita: un Uomo generoso, forte, capace, professionista e di animo nobile. Ognuno di noi, appresa la notizia, si è chiuso in un angosciante mutismo. Ognuno di noi ha incominciato a vagare con la memoria per ritrovare tutti i ricordi recenti o remoti legati a Peppe. Si è trattato di un’azione necessaria e allo stesso tempo estremamente dolorosa, ma che ogni fratello del 183° corso d’accademia si è sentito ardentemente in dovere di compiere, per cristallizzare il più possibile la sua memoria, permettendo a Peppe di rivivere nella nostra mente e nel nostro cuore per sempre.
Mamma Concetta e papà Biagio, per noi Peppe non è morto. Egli ha solo assunto un altro “incarico” e, da valoroso militare quale è, siamo certi che porterà a compimento questo ennesimo obiettivo con animo, carattere e convinzione. Da oggi Peppe è l’angelo protettore a cui noi affidiamo le nostre vite ed il nostro cammino in questa vita terrena. Peppe in ognuno di noi è vivo per sempre.

I Vostri Figli del 183° Corso “Lealtà” dell’Accademia Militare di Modena

Giuseppe La Rosa presente!


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