Quel terribile 9 maggio 1978
Sono passati 42 anni da quel terribile 9 maggio 1978. Quel giorno l’Italia si risvegliò con il ritrovamento dei cadaveri di Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso da chi voleva sovvertire l’ordine dello Stato, il secondo da coloro che volevano sostituire lo Stato in Sicilia. Su ciò che accadde a Moro vi sono ancora dei lati oscuri. L’omicidio del grande statista è stato realmente architettato dalle BR? Oppure si trattò di un’eliminazione voluta dall’alto?
Sulla figura del “giullare contro la mafia“, invece, non vi sono dubbi. Peppino è stato tremendamente ridotto a brandelli dal tritolo mafioso sotto ordine di Tano Badalamenti. Il nativo di Cinisi denunciava giornalmente – dalle frequenze di “Radio Aut” – i loschi affari di “Tano Seduto“, ovvero proprio quel Badalamenti che commissionò il suo omicidio. Da quel tremendo giorno, la lotta contro la Mafia si fece sempre più aspra.
Sono passati 42 anni e tanti altri eroi sono caduti: Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Mattarella, Giuliano, i giudici Terranova, Costa e Morvillo, Don Pino Puglisi e i giornalisti De Mauro e Alfano. Ci sarebbero, purtroppo, altre centinaia di nomi. Elencarli tutti è davvero impossibile. Ciò che realmente conta è portare avanti il loro esempio affinché le generazioni future sappiano quali sono i fondamenti sui quali basare il proprio spirito.
Aldo Moro, il padre costituente
Come già detto poc’anzi, la figura di Aldo Moro deve ancora essere collocata nell’iconografia della storia repubblicana. Moro cercò per molti anni di creare un ponte tra i cattolici e i comunisti, ma probabilmente a qualcuno questa scelta non andava bene. È stato colui che ha consentito di approvare numerose riforme per i diritti nel lavoro, nella scuola e nella sanità. In poche parole, un uomo probo che stava esplorando un percorso improbo.
Per alcuni quella rotta non doveva essere percorsa ed è logico pensare che vi fosse una convergenza oggettiva di interessi nel sopprimere il timoniere. La sua eliminazione avrebbe permesso di mantenere gli equilibri originatisi lungo il secondo dopoguerra italiano. Bisognava riattivare le vecchie energie atte a contrastare il comunismo di Berlinguer e la sua affermazione per cui “in Italia non si governava col 51%“.
Accusato di immobilismo, Moro seppe dare una ventata d’aria fresca ad una DC scarna di programmi e uomini. Il 28 giugno 1977 si rese protagonista con Berlinguer del celebre “compromesso storico“. Lo si definisce così perché avrebbe permesso di giocare una carta importante nel conflitto tra Est e Ovest. Il PCI cambiò linea e seguitò a rifornirsi di finanziamenti sovietici mentre Moro finì sepolto sotto tonnellate di ipocrisie e menzogne.
Berlinguer riuscì a salvarsi dall’attentato organizzato a Sofia, in Bulgaria. Venne subito estratto dalla zona calda da forze speciali inviate da Cossiga, braccio destro di Moro. Per quanto riguarda quest’ultimo, il destino gli giocherà un colpo gobbo. Rapito il 16 marzo del 1978 in via Fani, verrà rinchiuso in due metri quadri e successivamente fatto ritrovare nel cofano di una Renault R4 rossa in via Caetani. L’azione terroristica la compirono le Brigate Rosse, ma dietro ad essa c’è molto, molto di più.
Peppino Impastato, il giullare contro la Mafia
Nato a Cinisi il 5 gennaio 1948, Peppino si trovò di fronte ad un destino già scritto. Il padre era stato inviato al confino dal governo fascista, lo zio e gli altri parenti facevano parte del mandamento di Cesare Manzella, cognato del padre di Peppino. Manzella verrà ucciso durante la Prima guerra di mafia con un attentato dinamitardo. Sarà proprio questo brutale assassinio ad ispirare l’impegno antimafia di Peppino.
A soli 15 anni ruppe con il padre che lo cacciò di casa. “E questa è la Mafia? Se questa è la Mafia allora io la combatterò per il resto della mia vita”. Nel 1965 fondò il giornalino “L’idea socialista” e aderì all’esperimento fallimentare del PSIUP. Nel 1977 creò “Radio Aut“, un’emittente radio libera e autofinanziata. Con essa denunciò gli interessi mafiosi a Cinisi e Terrasini dello zio Gaetano Badalamenti.
Dopo essersi candidato con “Democrazia proletaria” alle elezioni comunali, Peppino verrà rapito nella notte tra l’otto e il nove maggio 1978. Dopo essere stato immobilizzato sui binari della ferrovia Trapani – Palermo, verrà fatto saltare in aria con una carica di tritolo. Per molti anni dopo l’omicidio vi saranno continui depistaggi e ancora oggi le indagini su questi tentativi di sviamento dell’inchiesta sono in corso presso il Tribunale di Palermo.
Inizialmente l’indagine venne archiviata per impossibilità nel trovare i veri colpevoli. Si indicò la matrice mafiosa dell’attentato, ma nulla di più. Successivamente, il Centro Impastato, decise di scrivere una petizione per chiedere l’interrogatorio di Salvatore Palazzolo, collaboratore di giustizia ed ex affiliato alla famiglia dei Badalamenti. Nel 1996 il processo verrà riaperto in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo e Badalamenti verrà catturato poco dopo.
Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise condannò Vito Palazzolo a 30 anni di reclusione. L’11 aprile dell’anno successivo Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo.
Giorni bui della storia repubblicana: 9 maggio 1978 – 9 maggio 2020
È necessario mantenere vivo il ricordo di questi due eroi affinché si continui a lottare contro le informe masse oscure che tramano alle spalle della giustizia. Peppino dileggiò in ogni modo i potenti del paese e cercò di raccontare con la trasmissione radiofonica “Onda Pazza” le storie di “Mafiopoli“. Il funerale di Aldo Moro venne celebrato senza il corpo dello statista per volere della famiglia, la quale non partecipò, poiché riteneva che lo Stato avesse fatto poco o nulla per salvarlo.
Alle esequie di Peppino parteciperanno migliaia di giovani “compagni“, nell’indifferenza e nell’omertà totale del paesino di Cinisi. Soltanto grazie all’opera dei giudici Chinnici e Caponnetto si riconobbe la matrice mafiosa dell’attentato. Il 14 maggio 1978 verrà eletto consigliere comunale da morto per imperitura memoria. Aldo Moro scrisse che commemorare significa rendere attuale il ricordo. E lo stesso ricordo è necessario per “pulire il futuro“. Sta a noi portare avanti il loro esempio.
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