Affitti brevi, la proposta del Pd per licenze a tempo

Il Partito Democratico inserisce nel Milleproroghe un emendamento destinato a suscitare molte polemiche.

La proposta targata Partito Democratico concederebbe la possibilità ai Comuni di creare una licenza ad hoc per gli affitti brevi, in numero limitato, fissando anche un limite di durata delle locazioni.

Perché? Perché sono in molti a sostenere che il cosiddetto “modello-Airbnb” stia gentrificando (termine sociologico)  i centri storici delle città. In altre parole li stia rendendo tutti molto simili, ad uso e consumo prevalentemente dei turisti e non dei residenti, con un inevitabile innalzamento dei prezzi.

I punti della proposta rivolta ai Comuni

I Comuni avrebbero la possibilità di mettere a punto un regolamento che si occupi degli affitti lampo o di breve durata, seguendo due criteri: da un lato subordinando appunto l’attività di locazione di breve periodo di alloggi per uso turistico, al rilascio di una licenza comunale, stabilendo annualmente il numero di licenze a disposizione e i criteri di assegnazione.

Dall’altro, il futuro regolamento comunale dovrà stabilire un limite di durata delle locazioni in un anno solare, differenziandolo anche in relazione alle esigenze delle zone del territorio, con particolare attenzione ai centri storici e le aree di interesse culturale e artistico.

Ma la cosa ben più seria è che nell’emendamento in questione spunterebbe anche un passaggio in cui si introduce una novità per i privati cittadini che affittano più di tre stanze, anche in alloggi diversi. In questo caso i locatari dovrebbero dimostrare di non svolgere questa azione con “professionalità” e “organizzazione”, altrimenti verrebbero considerati professionisti del settore e quindi obbligati ad aprire la partita IVA.

Le criticità di una misura poco liberale

A questo punto due riflessioni sono d’obbligo: la prima sul fatto che uno dei modi di esercizio del diritto di proprietà privata risulterebbe subordinato ad una “licenza comunale” con una grave limitazione del diritto stesso, violando l’art. 42 della Costituzione sul diritto di proprietà privata e il principio di libera iniziativa economica. La seconda è che il nostro legislatore continua a guardare agli immobili come investimento da punire e non come risorsa da salvaguardare.

Voci dell’ultima ora riferiscono  che questo emendamento, che doveva essere inserito nel prossimo “Milleproroghe”, sia stato bloccato in una riunione di Governo creando così una netta spaccatura tra le forze di maggioranza.

Speriamo a questo punto che il pericolo sia scampato.


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