Auguri Leo Messi, 34 anni per la “Pulce”. Una carriera dedicata al Barcellona, con cui adesso rinnoverà per altri due anni. Un’infanzia non facile, con Leo che a 13 anni era alto poco più di un metro e 30. Da bambino giocava al Newell’s Old Boys. Club di Rosario, sua città di origine, e stessa squadra dove militò Diego prima di lui. Già da li iniziarono i primi paragoni, con i suoi primi allenatori che continuavano ad accostarlo a Maradona.
Il suo esordio avvenuto quando aveva solo 9 anni, fu un pò per caso. Sua nonna, lo portò a vedere una partita del club locale, e insistette così tanto con l’allenatore che alla fine lo fece entrare. Il mister temeva che Leo essendo un bambino, sarebbe stato umiliato da tutti. Dopo la prima palla persa da Leo la strada sembrava questa. Al secondo tocco però Messi a testa bassa partì da metà campo, tenne la palla, e li saltò tutti, segnando il goal vittoria. Da lì in poi Leo non si è più fermato.
A 13 anni però, l’occasione della vita. Il club non pagava le sue cure, e su di lui c’erano già diverse squadre. Il viaggio a Barcellona col padre, con i Catalani titubanti per via della sua struttura fisica. Infatti, la prima parte della vita del dieci argentino è stata caratterizzata dalle punture la sera prima di andare a dormire. Per via della sua altezza non aveva alternative, e così doveva iniettarsi ormoni per crescere.
Al Barça non erano sicuri di investire così tanto per un 13enne, pagare le sue cure, dare un lavoro al padre, e cullarlo come un figlio. Ma dopo il primo allenamento, rimasero sconvolti dal talento dell’argentino e così pur di assicurarselo scrissero il suo contratto su un tovagliolo di carta.
Da lì in poi la storia d’amore tra il club e il ragazzo non si è mai interrotta. La maglia blaugrana ha reso Leo uno dei migliori, se non il migliore di sempre. Ha battuto record su record, segnato diversi goal, molti dei quali sono entrati nella storia del calcio.
6 palloni d’oro, 6 scarpe d’oro, solo per citare alcuni dei suoi traguardi. Il bambino che non riusciva a crescere ce l’ha fatta, e ora è un gigante.
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