La vita di Oriana Fallaci
Quando le nostre orecchie odono delle notizie provenienti dall’Africa mediterranea e dal Medio Oriente, la mente ci rimanda subito agli studi, ai libri e alle inchieste della mitica Oriana Fallaci. La fiorentina dalla penna di ferro ci ha permesso di conoscere, grazie alla sua erudizione, ciò che realmente si nasconde tra i meandri del mondo islamico. Ella inventò un nuovo modo di scrivere e di intervistare e fu una delle prime donne a farsi strada nel mondo del giornalismo.
Perennemente distante dal “politicamente corretto” e sempre fiera delle sue posizioni sull’Islam, Oriana è stata oggetto di pesantissime contestazioni e di attacchi indecorosi. Purtroppo per coloro che si sono macchiati di queste ignominiose dichiarazioni, la Fallaci ha sempre risposto con grande energia, mantenendo la testa alta di fronte ad ogni peripezia. Oriana divenne presto un personaggio mediatico di fama mondiale.
Intervistata dai principali quotidiani mondiali, ella si fece costantemente ritrarre con i suoi occhialoni, la sigaretta, i suoi lunghi capelli e quell’anelito scomodo derivante dal suo carattere irriverente e arcigno. Vedetta durante il periodo della guerra civile italiana, fervente antifascista insieme al padre, Oriana non saltò neanche un anno di scuola. Anzi, ne balzò uno per via delle sue immense capacità.
Decise di iscriversi alla facoltà di medicina, ma non concluse mai gli studi. In lei era troppo forte il desiderio di diventare una scrittrice e il giornalismo era soltanto un mezzo per guadagnare il denaro necessario per sostentare il suo sogno. Intervistò i grandi del cinema dell’epoca come Totò, Fellini, Mastroianni e Anna Magnani. I suoi articoli vennero spesso pubblicati anche sulla celebre rivista “L’Europeo“.
Nel 1954 si diresse alla volta di Teheran per intervistare Soraya, la moglie dello scià, e poi ad Hollywood per carpirne i suoi segreti. Sempre vicina alle donne e fiera sostenitrice dei loro diritti, la Fallaci non si è mai macchiata di quello stampo dittatoriale delle femministe contemporanee. Ella ha sempre preferito la via della cultura e dell’inchiesta. Indimenticabile è la sua opera riguardante le condizioni di vita delle donne in Oriente e in Medio Oriente.
Oriana al fronte
Il 1968 fu un anno di grandi rivoluzioni. La figura di Oriana sbocciò proprio negli ultimi anni 60. Chiese e ottenne la possibilità di poter documentare la guerra in Vietnam. Tornò più e più volte a Saigon e lì scrisse “Niente e così sia“, il libro che racconta la sua posizione critica nei confronti dell’imperialismo americano e dei vietcong. Purtroppo, sempre nel 1968, la Fallaci rimase gravemente ferita da un colpo di pistola sparato dai manifestanti durante le proteste studentesche a Città del Messico.
Ciò non la distolse dal suo sacro compito. Documentò la rivolta di Detroit dopo l’uccisione di Martin Luther King, il conflitto arabo-palestinese, la morte di Bob Kennedy e le dittature sudamericane. Inoltre riuscì dove nessun altro era mai arrivato: intervistò personaggi di spicco della storia dei suoi anni. Basti pensare a Gandhi, Selassie, Meir, Arafat e Kissinger. Ciò le valse la possibilità di poter collaborare con il Corriere della Sera.
Oriana era tremenda, nel senso positivo del termine. Le sue interviste erano come degli interrogatori. Tutto veniva preparato a tavolino e spesso riusciva ad estorcere delle confessioni inarrivabili ai più. Oriana era una donna che amava, ma con l’amore conobbe soprattutto la sfortuna. Raccontò dei sue due aborti spontanei in “Lettera ad un bambino mai nato“, proprio mentre in Italia si dibatteva sull’aborto.
Nella sua opera “Un uomo“, la Fallaci raccontò del suo rapporto con Alexandros Panagulis. Ella se ne innamorò durante un’intervista compiuta dopo la scarcerazione di Panagulis, accusato di essere un traditore dalla dittatura dei Colonnelli. Nel maggio del 1976, Alexandros morirà in un incidente automobilistico e le cause sono ancora da scoprire. Il leader della Resistenza greca era, probabilmente, un elemento troppo scomodo.
“Insciallah” e la malattia
Nel 1990 Oriana torna ad occuparsi di guerre. Narrerà nel suo celeberrimo libro “Insciallah” della guerra civile libanese, degli attentati di Beirut e dei soldati del contingente italiano inviato in Libano. Dall’intervista fatta a Khomeini, leader religioso instauratore della Repubblica islamica in Iran, si capisce il carattere di Oriana. Ella decise di togliersi il velo che le copriva la testa durante la discussione con Khomeini. Un gesto efferato, secondo la mentalità islamica. Un atto di ribellione, secondo Oriana.
Oriana, poco dopo il compimento di queste sue “imprese“, scoprì di essere malata di tumore. Ella lo definì “l’Alieno” e temeva di venir stroncata prima del termine della stesura di un libro al quale lavorava da quindici anni. Questo libro, pubblicato postumo, dal titolo “Un cappello pieno di ciliegie” racconta la storia della sua famiglia dal XVIII al XX secolo.
Accusò duramente l’Occidente dopo l’attentato alle Torri Gemelle, poiché secondo lei, gli Stati Uniti erano stati troppo “fallaci” nei confronti del terrorismo islamico di Al-Qaeda. L’opinione pubblica si divise: ci fu chi credette nelle parole di Oriana e chi la tacciò di razzismo. Passano i decenni, ma la situazione non cambia. In ogni caso si trattò di un successo strabiliante e ciò venne riconosciuto anche da chi aveva aspramente criticato la Fallaci.
Adesso Oriana riposa presso il cimitero degli Allori di Firenze accanto ai suoi genitori. La malattia le ha tolto la vita il 15 settembre del 2006, poco dopo i suoi ultimi attacchi nei confronti di Prodi e Berlusconi. Sul suo epitaffio vi è scritto: “Oriana Fallaci – Scrittore“.
Dobbiamo ringraziarti Oriana. Oggi dovresti essere d’esempio per tutte coloro che si riempiono la bocca con la parola “femminismo“, ma che di effettivamente femminile hanno ben poco.
“Apro la mia boccaccia. E dico quello che mi pare“. Onore a te, Oriana Fallaci.
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