Coronavirus: come sta reagendo il resto del mondo?

Gli USA ricorrono alle armi, la Russia alla censura e l'Africa cerca aiuti. Quale sarà il destino dell'equilibrio geopolitico mondiale?

Dati aggiornati

La legge del più forte ai tempi del Coronavirus

La legge del più forte è canonica e indiscutibile. Non si può nascondere il sole con un dito. I rapporti di forza tra le principali economie mondiali prevarranno ancora una volta sull’unione stabilita dal buon senso. L’occultamento della Russia, operato tramite l’utilizzo del velo della censura e la volontà d’essere smargiasso di Donald Trump stanno tenendo il mondo sospeso su un filo sottilissimo, il quale sembra essersi già spezzato nel Medio OrienteClicca qui per approfondire la situazione iraniana

Da giorni circola sul web una fake news sulla volontà russa di voler aiutare l’Italia ad uscire dall’Europa per porla sotto la sua egida. Le false parole di Putin sono diventate subito virali, permettendomi di capire il sentimento che lega parecchie decine di migliaia di italiani. Chi studia economia e riesce a discernere la realtà oggettiva tramite lo spartano scritto manualistico sa che si tratterebbe di un suicidio, segnatamente in questo periodo.

L’Italia sta attraversando un momento difficile per via del Coronavirus e la ripresa economica sembra ormai una lontana oasi nel deserto. Abbiamo vissuto più di un decennio sotto la spada di Damocle della precarietà, della crisi e il ricatto dello spread. Adesso siamo in balia della burrasca dei mercati mondiali. Citando testualmente l’Odissea: << Ahi me infelice! Che di me sarà omai? >> e traducendola in termini contemporanei, cosa ne sarà della nostra Italia?

Il vacillamento del grande orso russo

Il vacillamento del grande orso russo comincia a farsi sentire anche nel resto del mondo. D’altronde più sono grandi e più fanno rumore quando cadono. Secondo i dati emessi dal governo di Putin, gli infetti sarebbero soltanto 93 su una popolazione di 150 milioni di abitanti. Il pauperismo numerico è siffatti ordito dalla censura del governo o simboleggia un’ottima risposta alla pandemia?

La frontiera terrestre con la Cina si estende per più di 4000 km. Fino a ieri i numeri erano davvero irrisori. Poi nel pomeriggio il Capo del Quartier Generale per il virus Tatyana Golikova ha emesso un nuovo bollettino, il quale decretava la presenza di 114 infetti in 26 regioni su 85. In 109 sono ricoverati, ma di questi 106 sono asintomatici e gli altri 5 sono già guariti. In totale i tamponi effettuati sono stati 110 mila e ne sono previsti il doppio per questa settimana.

Secondo ciò che viene dichiarato dalla Golikova, la Russia è pronta a fronteggiare la pandemia con un’immensa dotazione ospedaliera: 55 mila posti letto pronti, di cui 12 mila di rianimazione con oltre 40 mila ventilatori polmonari pronti. Il problema sta nel tardivo inserimento di regole atte alla prevenzione del coronavirus. Sui trasporti pubblici delle principali città le persone continuano ad assieparsi. Nei ristoranti è stata imposta la distanza di un metro, ma non tra coloro che siedono insieme. Le scuole sono aperte, ma sono stati chiusi i musei, i teatri, i cinema e i circhi.

Cosa sta realmente succedendo in Russia?

Secondo un ex professore dell’Università di Mosca, tale Valerij Solovey, gli infetti sarebbero 150 mila e i morti 1600. Purtroppo non abbiamo nessun riscontro con questa teoria. Non dimentichiamoci che il responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Botkin di Mosca, tale Vladimir Beloborodov, aveva dichiarato intorno agli ultimi giorni di febbraio che in Italia non ci sarebbe stata alcuna pandemia, soltanto qualche infetto e niente di più.

Putin, in vista delle elezioni per il nuovo mandato presidenziale del 2024, continua a cavalcare l’onda del suo straripante consenso. L’ex KGB è fermamente convinto che la pandemia non avrà alcuno scampo in Russia poiché la situazione è sotto controllo. Nel frattempo si è deciso di chiudere dal 21 marzo le scuole e le università. La gente continua a vivere come se nulla fosse e probabilmente ciò potrebbe rivelarsi un errore fatale.

La doppia corsa americana contro il Coronavirus: vaccino e armi

Si sa, i grandi e grossi yankees non possono sbagliare un colpo. La corsa podistica per il vaccino atto a contrastare il Coronavirus devono vincerla loro. Intanto il bilancio dei morti è salito a 108 e il numero dei contagi ha raggiunto quota 6.423. Quest’ultimo aggiornamento pone gli Usa all’ottavo posto per numero di morti e casi a livello globale. E il presidente Trump continua a chiamarlo “Chinese Virus“. Nel frattempo è già stata avviata la ricerca sul vaccino sperimentale. Esso verrà sviluppato dal gruppo biotech Moderna e dal National Institute of Health.

Oltre alla corsa intrapresa a folle velocità per trovare un vaccino, gli americani hanno deciso – quasi di comune accordo – di armarsi fino ai denti. D’altronde sono rinomati per la loro volontà di cercarsi un nemico in ogni periodo storico che si rispetti. Pistole, mitragliatrici, munizioni: i negozi di armi si sono ritrovati letteralmente invasi da centinaia di persone. Alcuni di essi hanno utilizzato la scusante di voler difendere i propri rotoli di carta igienica con un Ak-47.

Difatti questo bene così prezioso – com’è per l’appunto la carta igienica – è letteralmente sparito dai negozi di tutti gli Stati Uniti. I pochissimi negozi che hanno fatto rifornimenti, adesso la vendono sottobanco a 2 dollari al rotolo. La gente ha paura e dunque si affida alle armi. Il terrore psicologico che ha portato alla corsa agli armamenti deriva dalla volontà di difendersi da intrusi e dalle possibili imposizioni draconiane della National Guard.

Negli stati più colpiti dall’emergenza Coronavirus si sono registrate le vendite più alte: California, New York e Washington. Un camionista in Oklahoma ha speso ben 2500 dollari per rifornirsi di armi e munizioni. I più spaventati sono gli asiatici americani, i quali temono delle vendette da parte di alcuni violenti e guerrafondai. Alcuni fenomeni di intolleranza si sono già registrati all’interno della metropolitana di New York, nella quale un cittadino americano ha respinto un asiatico tramite l’utilizzo di un deodorante poiché reo di essere troppo vicino a lui.

L’Africa è una bomba pronta ad esplodere

L’Africa è una bomba pronta ad esplodere e ciò è innegabile. Fino a poco tempo fa il continente era riuscito ad evitare il contagio da Coronavirus, ma nell’ultima settimana si sono contati più di 400 casi in vari stati africani. Le pressioni sui paesi più poveri affinché facciano i tamponi sono massicce. Il rischio di un crollo economico, oltre che sanitario è reale. Pochi giorni fa in Marocco e in Tanzania si è deciso di chiudere le scuole.

Il problema di fondo è l’imperante povertà negli stati del Sahel e la mancanza di strutture adeguate per contrastare il contagio. Non si può chiedere ai cittadini dell’Africa sub-sahariana – e non solo – di lavarsi le mani quando manca l’acqua potabile nella maggior parte delle città e dei villaggi. Inoltre ci sono paesi come la Sierra Leone, la Liberia e la Guinea che non si sono ancora ripresi dall’Ebola.

Al danno si aggiunge anche la beffa. I medici nigeriani della capitale Abuja hanno deciso di scioperare a tempo indeterminato. Le cause dello sciopero derivano dalle scarse condizioni di lavoro e dalla mancanza di retribuzione. Ad essi si aggiungerà anche il personale composto dagli operatori sanitari se entro 48 ore la situazione non verrà sistemata.

Per aiutare l’Africa si sono attivate la Fondazione Jack Ma e la Fondazione Alibaba. Esse  doneranno forniture mediche, tamponi, tute, guanti e mascherine per affrontare in modo efficace il contagio da Coronavirus. Il fondatore di Alibaba ha di recente annunciato che donerà 20 mila tamponi, 100 mila maschere e 1000 tute protettive ad ognuno dei 54 paesi africani. Una solidarietà da imperituro encomio per la Fondazione cinese.

Nel frattempo Lampedusa è già deflagrata

La deflagrazione di Lampedusa era attesa da tempo. Due giorni fa vi sono stati ben tre sbarchi autonomi sull’isola.

Le dichiarazioni del sindaco Martello di Lampedusa e Linosa sono le seguenti: “Oggi a Lampedusa ci sono stati tre sbarchi ‘autonomi’ di migranti, arrivati direttamente sull’isola […] Si tratta in totale di 85 persone che sono state tutte radunate al Molo Favaloro, sotto l’assistenza di personale sanitario e delle Forze dell’Ordine, adeguatamente attrezzato. Nel Centro di accoglienza ci sono già le 26 persone arrivate ieri e poste in quarantena, che come è evidente non possono entrare in contatto con altri soggetti. E sull’isola non ci sono altre sedi idonee all’accoglienza di migranti. Chiedo dunque al Ministro degli Interni Luciana Lamorgese di intervenire immediatamente con un provvedimento specifico che preveda il trasferimento diretto delle persone giunte sull’isola.”

Continuano gli sbarchi anche in uno dei periodi più bui della nostra storia. Uno Stato che è già in bilico su un piede non può tendere la mano a chi ne ha bisogno, altrimenti rischierebbero di cadere entrambi. Purtroppo si tende a dimenticarlo. L’Unione Europea ha sospeso Schengen, ma la circolazione delle merci è ancora libera. Clicca qui per leggere l’analisi sulla sospensione

Dunque ci si mantiene coerenti con le specifiche ordinate dall’UE. Le merci per il caporalato continuano ad arrivare.


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