L’esercitazione “Defender Europe 2020”
L’esercitazione “Defender Europe 2020” ha instillato nell’animo degli italiani un panico simile, se non eguale, a quello per il Coronavirus. Tra fake news e mezze verità, l’esercitazione si terrà – probabilmente – tra il 20 aprile e il 20 maggio. Un mese di esercitazioni intense nel quale dovrebbero essere impegnati intorno ai 40mila soldati, ma il numero è in netto calo.
La paura per il feroce contagio e l’aumento delle vittime ha portato il governo Trump e quelli dei paesi europei a limitare il dispiegamento dei militari in questa esercitazione. Il governo tedesco ha annunciato che non prenderà parte alla “Defender Europe 2020“. Nel frattempo gli Usa hanno precisato che si farà, ma soltanto con i 6mila soldati arrivati ieri, insieme a 3mila veicoli e armamenti. Essi si sommano ai 9mila già inviati dal Dipartimento dell’esercito che si occupa della fornitura militare (Army Prepositioned Stocks – Aps).
Dunque l’esercitazione NBC (nucleare, biologica, chimica) si farà, ma in una scala molto ridotta. Ciò che davvero preoccupa gli esperti in materia bellica è la reazione che la Federazione Russa potrebbe avere nei confronti dell’Europa, ormai ridotta a colonia e terra d’esercitazione per gli Stati Uniti e soprattutto della Georgia.
Il teatro dell’esercitazione
Il teatro dell’esercitazione è soggetto a variazioni in base alla volontà di partecipazione dei vari stati. Numerose testate giornalistiche hanno discusso del dove avverrà il possibile dispiegamento delle truppe provenienti da diversi stati europei e dal Nord America nei vari teatri operativi. C’è chi sostiene – come il sottoscritto – che l’esercitazione avverrà nelle Repubbliche baltiche e in Georgia, praticamente ad un tiro di schioppo dai territori russi per provocare Putin. Altri sostengono che le forze del patto NATO saranno dispiegate soltanto in territorio polacco.
La Federazione Russa, dopo il 1991, ha posto le sue mire su due importanti nodi geopolitici: l’Ucraina e il labirinto del Caucaso. Il paese dell’ex premier in esilio Azarov è sempre stato un importante teatro di sfida tra la potenza americana e quella ex sovietica. Il confine tra l’Europa e il “Grande Orso” russo non sono gli Urali, bensì l’Ucraina. I più avvezzi allo studio della storia dell’Europa orientale, sicuramente capiranno quanto il territorio dell’antica Rus’ di Kiev sia importante per Putin.
Il nucleo della Rus’ era Kiev, l’odierna capitale dell’Ucraina. Messa a ferro e fuoco per via di un golpe – così lo definisce Azarov – nel 2014, lo stato ucraino ha pagato la sua neutralità tra filo russi e filo americani. Ciò non è tutto. Il presidente Yanukovich e il premier Azarov pagarono il loro dissenso nei confronti degli accordi con l’UE.
L’intervista all’ex premier ucraino Azarov
Come si evince da un’intervista realizzata cinque anni fa a Mosca con Azarov: «Da una parte incominciarono occupazioni di uffici pubblici da parte di manifestanti spuntati dal nulla, dall’altra una incredibile e arrogante ingerenza da parte degli Stati Uniti negli affari interni di uno Stato sovrano. Venne da me la consigliera diplomatica del presidente Obama, Victoria Nuland, a pormi una sorta di ultimatum: o accettavo di formare un nuovo governo di unità nazionale che accontentasse gli anti russi oppure l’America non sarebbe stata a guardare».
Difatti i torbidi piani di rivoluzione in Ucraina provenivano dall’ambasciata Usa a Kiev. Azarov e Yanukovich si ritrovarono completamente da soli sotto il fuoco delle armi e delle molotov. Dopo le dimissioni del premier anche Yanukovich fu costretto a scappare, altrimenti avrebbe fatto la fine di Gheddafi. Soltanto con l’intervento di Putin si riuscì a mediare, poiché la situazione era diventata sempre più incandescente.
Sempre dall’intervista all’ex premier Azarov: «Il presidente Putin ha voluto ribadire che in quelle ore ha compiuto una azione umanitaria nei confronti di persone amiche della Russia che non avevano fatto del male a nessuno. Osservo come le posizioni del governo della Russia siano cambiate nel tempo. All’inizio Putin ha dato la disponibilità a collaborare con il nuovo governo Ucraino ma poi sono accadute cose che hanno fatto cambiare parere. Come l’atteggiamento ostile e violento di Kiev nei confronti della Crimea e delle regioni orientali abitate da russi».
La “Defender Europe 2020” è in realtà una provocazione
La “Defender Europe 2020” è in realtà una provocazione. Basti pensare alle dichiarazioni fatte lo scorso settembre dal ministro degli Esteri russo Lavrov: ” In caso di adesione della Georgia alla NATO non inizieremo una guerra, ma tale condotta minerà le nostre relazioni con la NATO e con i paesi desiderosi di entrare nell’alleanza”. Come considerare dunque l’inclusione nella “Defender Europe” della Georgia se non come una palese provocazione?
Ci tengo a precisare che non possono essere effettuate comparazioni con l’esercitazione Vostok 2018. Ai tempi la Marina Russa stava dando man forte alle truppe di Assad nella lotta contro il Califfato. Nel frattempo lo stato maggiore della Difesa aveva organizzato un enorme esercitazione internazionale interforze denominata “Vostok 2018“. L’operazione si svolse nei territori della Russia asiatica e coinvolse anche truppe mongole e cinesi.
Secondo i dettagli che vennero resi noti dal Ministero della Difesa russo: “Le azioni delle Forze Armate nel corso delle esercitazioni corrispondono alle provvisioni dell’Accordo tra la Federazione Russa, la Repubblica di Kazakistan, la Repubblica Kirghisa, la Repubblica di Tagikistan e la Repubblica Popolare di Cina sul rafforzamento delle misure di fiducia reciproca nelle aree di confine del 26 aprile 1996. In totale alle esercitazioni devono partecipare più di 200 mila militari; circa 400 aerei ed elicotteri; fino a 7000 mezzi inclusi 1100 carri armati; 1200 pezzi di artiglieria, lanciarazzi multipli e mortai; oltre 50 navi.”
Dunque da un lato si ha la “Defender Europe 2020“, la quale permetterà al patto NATO di inglobare sotto la sua egida anche la Georgia. Dall’altro lato, due anni fa, avvenne un’operazione atta a rafforzare “le misure di fiducia reciproca nelle aree di confine“.
L’ultimo comunicato USAEUR
Dall’ultimo comunicato USAEUR si evince che: “Dal 13 marzo, tutti i movimenti di personale e attrezzature dagli Stati Uniti verso l’Europa sono cessati. La salute, la sicurezza e la prontezza dei nostri militari, civili e familiari è la nostra principale preoccupazione”. Clicca qui per leggere l’intero comunicato
Sono state annullate le azioni collaterali alla “Defender Europe 2020“, ma non quest’ultima. In attesa di ulteriori notizie, gli addetti all’informazione continuano a navigare a vista. Di certo non bisognerebbe abboccare alle fake news che circolano sui vari social media. Piuttosto è necessario affrontare un serio studio sugli ultimi avvenimenti dalla rivoluzione ucraina del 2014 ad oggi per capire il perché la NATO si sta mobilitando.
Difatti consiglio ai lettori di andarci coi piedi di piombo su questa faccenda. Lo studio della geopolitica sta indirizzando noi studiosi verso due distinte correnti di pensiero: c’è chi sostiene che questa “Defender Europe 2020″ possa apportare degli sconvolgimenti nell’assetto geopolitico mondiale e c’è chi banalizza, eliminando qualsiasi sospetto di provocazione da parte della NATO nei confronti della Federazione Russa di Putin. Occhio al Dragone Rosso però. La Cina si sta rialzando ed è pronta a dare man forte alla Russia.
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