Le elezioni regionali del 2020 certificano l’implosione del Movimento 5 Stelle. A nulla è servito il dietrofront del generale Luigi Di Maio. In Calabria e in Emilia Romagna i grillini floppano segnando, dati alla mano, il distacco dei cittadini rispetto al governo nazionale. Il centrosinistra si consola nella sua regione storica, l’Emilia Romagna, con una mobilitazione imponente.
La mobilitazione delle sardine
Le sardine erano tutt’altro che apolitiche e apartitiche e alla fine hanno fatto da gran cassa al candidato Bonaccini. La Lega è riuscita a imporre l’agenda politica che è divenuta divisiva, probabilmente anche in maniera disfunzionale rispetto al dibattito pubblico. Ci sarà tempo per le opportune considerazioni ma come ha sottolineato Matteo Salvini, dopo 70 anni, in Emilia, c’è stata una partita. Nel senso che, fin qui, la sinistra aveva vinto e stravinto senza mai avere una alternativa di peso. Questa volta c’è stata: la Lega è infatti il partito più votato nella regione più rossa in Italia.
La Calabria diviene la tredicesima regione blu
Con la vittoria del centrodestra in Calabria – che elegge la sua prima presidente donna – le regioni in blu sono ora 13. Una mappa politica dove la sinistra, per quanto strutturata dai vecchi format che in qualche modo sopravvivono alla Terza Repubblica, è minoranza. Una mappa elettorale in cui il Movimento 5 Stelle risulta perdere consensi considerevoli, nonostante al governo da ormai due anni.
La sinistra ha dovuto mobilitare diverse piazze d’Italia, usando lo strumento “sardine” come una operazione di maquillage politico. Sartori doveva essere l’immagine della sinistra nuova e perbene ma è finito con l’essere smascherato come l’ennesimo strumento in mano a quell’egemonia culturale che da anni intacca scuole e istituzioni. Strumenti e strumentalizzazioni.
Il ritorno del bipolarismo perfetto
Un’Italia così divisa non si vedeva da anni con un ritorno al modello bipolare che ricorda molto quello americano: repubblicani da un lato (guarda caso con una leadership “conservative”) e democratici, questi ancora a caccia di una leadership coerente con un anonimo Zingaretti e un Matteo Renzi in lenta crescita. Impossibile non riaprire il dibattito sulla legge elettorale. Certo è che la tensione e il clima divisivo polarizzano le rispettive basi con una mobilitazione dell’elettorato davvero imponente, soprattutto al centro-nord. Una partita che potrebbe ancora aver tanto da raccontare.
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