Muore il filosofo Emanuele Severino: ecco il suo lascito intellettuale

Tre giorni fa è venuto a mancare Emanuele Severino, grande filosofo e scrittore contemporaneo che ha dedicato gli studi sull'essere - non essere di Parmenide.

Il 17 gennaio 2020 è venuto a mancare Emanuele Severino, grande filosofo e scrittore contemporaneo; ci ha lasciato alla veneranda età di 90  anni e con una vita dedita agli studi sull’ “essere – non essere” di Parmenide ma anche su Platone, Aristotele, Eraclito, Hegel, Nietzsche, Leopardi ed infine Heidegger. Oggi vogliamo ricordarlo con uno dei temi più rappresentativi della sua carriera, quello dell’essere. Badate bene che è difficile racchiudere una vita di tesi e antitesi in poche parole, cercheremo di contenere il pensiero in poche parole, essenziali ad una più limpida e possibile comprensione.

Severino si è fatto carico di una delle tesi più radicali della storia dell’umanità: il problema dell’essere. Il primo a parlare di “essere” fu Parmenide nel V secolo a.C., egli infatti disse “l’essere è, e non può non essere”: con lui si può dare via alla “ontologia” ovvero allo studio dell’essere in quanto essere. Solo la ragione è in grado di coglierlo nella sua totalità. Per questa infatti, molteplicità e divenire sono solo apparenza, mentre la realtà è una, immutabile, eterna. Tutto questo implica una esclusione del divenire, il non-essere: non può esistere un qualcosa che non è.

La dottrina parmenidea fu studiata a lungo dal filosofo Severino il quale, cercò di analizzare lo studio dell’essere contestualizzandolo all’interno della società occidentale: “Il culmine della follia non è forse pensare che l’essere è il nulla? E «nichilismo» non è forse, innanzitutto, pensare che l’essere è nulla? E non è forse per questo antico pensiero che possono esser maturate tutte le radicali distruzioni che scandiscono la storia dell’Occidente?”Con queste parole, Emanuele Severino delinea che la produzione del nulla vuole che il non- essere debba essere visto come parte integrante della costruzione della realtà:quel che si delinea è una società puramente nichilista: ovvero che tutto viene dal nulla e da questo ne farà ritorno Egli infatti, fu padre della “estrema follia del nulla”: esiste solo l’essere in quanto tale, non esiste nessuna fantasia o strumento che possa alterale l’esistenza di questo. Il filosofo infatti dice:

“L’essere,tutto l’essere è; e quindi è immutabile. Ma l’essere che è manifesto è manifesto come diveniente. Dunque questo essere manifesto è, in quanto immutabile,altro da sé in quanto diveniente”. Inutili sono state le ricerche per trovare rimedio alle passioni o al dolore della morte.  Ciò che è necessario è “uscire” dallo stato del divenire  e tornare esseri in quanto tali.

Sillogismi complessi è vero. Ma puri di esistenza d’essere: è così che vogliamo ricordare Severino.


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