23:51 del 21 marzo 2020: Conte ci parla (solo) tramite Facebook
Alle 23:51 del 21 marzo 2020 il presidente del Consiglio Conte ha parlato alla nazione tramite Facebook. Niente reti unificate, nessuna conferenza stampa e nessun giornalista a porgli delle domande. Con enorme ritardo rispetto all’orario stabilito, il governo Conte ha annunciato la chiusura “totale” dell’Italia senza neppure presentare il testo del Dpcm. Alla maggior parte degli italiani questo comportamento è piaciuto, ma ciò non deve sorprenderci.
Da questo ennesimo fallimento comunicativo, chi ha tratto vantaggio è senza dubbio la figura di Rocco Casalino. Il portavoce di Palazzo Chigi controlla ogni ora i sondaggi sulla popolarità del presidente del Consiglio. Il dato che subito gli sarà balzato all’occhio – e non solo a lui – è stato l’innalzamento della popolarità di Conte sui social. Di fronte ad una “mancanza di rispetto” – così è stata definita dall’opposizione – si è posizionato l’ultimo tassello di un grande quadro.
Conte innalza il suo consenso tra le masse presenti sui social ed è ormai diventato un sex symbol. Casalino nel frattempo continua ad accumulare successi. Palazzo Chigi si sta lentamente trasformando in un’azienda privata gestita dall’ex concorrente del Grande Fratello. L’Italia intanto si ritrova sempre più chiusa, militarizzata e ad un passo dalla Troika.
Essenziale o non essenziale?
Essenziale o non essenziale? Con un prosaico giro di parole il presidente Conte ha creato più disguidi che altro. Fino a pochissime ore fa nessuno sapeva se lasciare abbassata la saracinesca della propria fabbrica. Il giornalista Franco Bechis del giornale “Il Tempo” ha insistito fino ad oltre la mezzanotte del 22 marzo per avere la famosa “lista dell’essenziale“. La risposta alla fine è arrivata dall’onnipresente Rocco Casalino: “Cosa c’è da capire? Si chiudono tutte le fabbriche tranne quelle strettamente necessarie“.
Leggere una frase del genere, in un momento drammatico per la sanità in primis e anche per l’economia, è aberrante. Fortuna che il pressappochismo del governo Conte è stato compensato qualche ora fa con una dettagliata scaletta che elenca le attività commerciali essenziali. Dunque oltre alla totale limitazione degli spostamenti, all’interno del Dpcm era presente anche una clamorosa lacuna.
Eppure in quella puntata di “Otto e Mezzo” in onda su La7, il premier aveva rassicurato gli italiani con delle chiare e semplici parole: “Tutti i protocolli di prevenzione sono stati attivati” e “L’Italia in questo momento è il paese che ha adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, ancora più incisive“. Da lì in poi, dopo l’emanazione di vari decreti, si sono susseguiti una serie di errori marchiani già analizzati qui.
Mancano i rudimenti della comunicazione politica
Come già è stato denunciato nell’articolo precedentemente preso in questione, l’armata Brancaleone guidata dal narciso Rocco Casalino è tragicamente lacunosa nei rudimenti della comunicazione politica. Il governo Conte dovrebbe sapere che non si divulga mai il contenuto di un Decreto-legge prima che questo sia effettivo. Altrimenti accadono eventi drammatici con esiti anche nefasti, come abbiamo già visto tempo addietro. Due settimane fa è trapelato il Decreto che ha reso tutto lo Stivale un’immensa zona rossa, portando più di 25mila siciliani a fuggire verso la regione natia.
L’assenza dell’esercito e delle forze dell’ordine alla stazione Centrale di Milano è stato il chiaro simbolo di un governo sconnesso e impreparato di fronte all’emergenza sanitaria. Questi esodi non possono essere permessi all’interno di una situazione simile. Altrimenti, le regioni più colpite durante questi anni di austerità e di politiche rivolte al rafforzamento di particolari zone del nord, soccomberanno tragicamente.
Inoltre, da ciò che si evince nell’articolo 2 del Dpcm del 21 marzo, vi è l’impossibilità di trasferirsi in comuni diversi se non per incombenti e giustificabili necessità. Si tratta però di un Decreto che non è stato firmato ed è entrato in vigore due giorni dopo, cioè oggi. A causa di questa gestione poco lungimirante e approssimativa, Conte e il narciso Casalino hanno consegnato l’Italia alle leggi del caos. Basti pensare alle falle madornali precedentemente sottolineate e alle immagini arrivateci ieri dall’imbarco di Villa San Giovanni.
Il terzo esodo verso la Sicilia
Ore 22:00 del 22 marzo 2020. La strada antistante la rada di Villa San Giovanni è invasa da automobili in attesa di imbarcarsi verso la Sicilia. Le auto sono cariche di ogni sorta di suppellettili sul tettuccio e spesso devono tenere il bagagliaio aperto per le merci sporgenti. Nonostante i vari decreti conditi da una comunicazione poco efficace da parte del governo Conte, in tanti ieri si sono messi in viaggio con la loro auto privata per tornare in Sicilia.
Nei primi due esodi erano tornati in 35mila, sul terzo non abbiamo ancora dei numeri esatti. Le immagini però parlano chiaro. La lunghissima fila ai traghetti della “Caronte & Tourist” è il simbolo di un’anarchia incontrollata. Poco dopo l’espandersi a macchia d’olio della notizia è intervenuto via Facebook il Presidente della Regione siciliana Musumeci dichiarando che: “Ancora una volta, con pochi controlli da parte di poche forze dell’ordine, sono sbarcati in Sicilia nella notte centinaia di persone. Ho scritto una dura lettera al Ministro dell’Interno. Non possiamo continuare ad essere considerati carne da macello“.
Secondo alcune fonti il blocco delle automobili in fuga è avvenuto, ma la situazione è poco chiara. Sempre all’interno della diretta Facebook, il presidente Musumeci ha inoltre chiarito la situazione legislativa: “Invocare l’applicazione dell’articolo 31 dello Statuto è una sciocchezza. C’è troppa ignoranza anche da parte di taluni deputati che mi invitano a non fare scaricabarile col governo nazionale. L’articolo 31 (che dispone che il Presidente della Regione sia anche il capo delle Forze di sicurezza nell’isola) non ha norme attuative e inoltre non lo si può attuare fuori dall’isola. Qui il problema non è a Messina, ma a Villa San Giovanni“.
Musumeci se la prende anche con il menefreghismo che alberga a Palazzo Chigi: “Tanti siciliani hanno ritenuto di tornare in Sicilia approfittando della chiusura delle fabbriche,d elle industrie e così via e questo non è consentito. Non si può fare. Non lo è per ordinanza della Sicilia, per ordinanza della Calabria e per ordinanza di ieri del Ministro della sanità e dell’Interno. E a Roma lo sanno tutti“.
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