Il mercato alimentare al tempo del covid: cosa sta cambiando

Il mercato alimentare sta cambiando a livello globale, ecco l'analisi accurata del settore a cura dell'esperto di internazionalizzazione Nino Zizzo.

L’emergenza sanitaria legata al diffondersi del Covid-19 sta mostrando diverse sfaccettature sul settore agroalimentare. A più di un mese dall’ufficialità della crisi mondiale, gli scenari dei mercati internazionali sembrano mostrare una situazione del tutto nuova, che per certi aspetti potrebbe configurarsi come un’evoluzione forzata dell’intero settore alimentare, legato dalla produzione, alla promozione, strategia e commercializzazione dei prodotti.

Nel settore alimentare la ripercussione più grande avviene con la chiusura del settore Horeca, che con se tira la distribuzione. Perdite di fatturato fino all’80%, mancati incassi per le precedenti forniture a causa della chiusura dei locali, prodotti in giacenza prossimi alla scadenza, nessuna certezza di ripresa del mercato.

Su questa scia, la paura e l’ incertezza, fanno da protagonisti in questo nuovo sistema che di fatto genera nuovi cambiamenti sul settore, sfociando in una rivoluzione alimentare.

 

L’analisi

Se è vero che la crisi non tocca il settore alimentare, è anche vero che alcuni prodotti sono a rischio a causa del blocco totale del canale Horeca, ovvero dei consumi alimentari «fuori casa» in ristoranti, alberghi e nel catering in atto nel Paese. Il ruolo del canale Horeca è un ruolo fondamentale per la vendita dei prodotti made in Italy, che ha fortemente sostenuto, in Italia e all’estero, i prodotti alimentari di posizionamento medio-alto, che sono la vera specialità del food and beverage made in Italy.

Così ci troviamo da un lato, una grande espansione di determinati prodotti, specialmente con una conservazione e shelf life più lunga, e dall’altro lato, una crisi che sembra colpire le aziende che operano nel canale horeca, ma non solo.

Effetti sulle vendite

Le categorie di prodotti che hanno avuto maggior impatto, nelle ultime settimane, sono legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen (azienda misurazione dati globale sui consumatori e mercati) come:

1. Effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato (+20,0%), conserve rosse (+37,3%), olio di semi (+40,6%), biscotti (+9,0%), pasta (+9,6%), conserve animali (+10,3%), riso (+15,2%), vegetali conservati (+16,0%); i comparti della dispensa non alimentare si sono invece stabilizzati, si segnalano la carta casa (+21,0%), i detergenti lavastoviglie (+19,1%) e carta igienica (3,8%);
2. Effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti (+124,5%), detergenti superfici (+29,1%), sapone per le mani solido e liquido (+41,2%), candeggina (+35,6%), alcol denaturato (+128,9%), salviettine umidificate (+15,3%);
3. Effetto “resto a casa”, sempre in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato, suddiviso in Cuochi a casa, il paniere degli ingredienti base, quindi farine (+176,0%, fatturato triplicato rispetto al 2019), uova di gallina (+50,7%), ingredienti per pasticceria (+149,3%), burro (+69,5%), mascarpone (+155,6%), zucchero (+40,1%), panna UHT (+29,5%), lievito di birra (+217,4%), margarina (+80,4%); cresce anche il Comfort food, il paniere dell’indulgence, quindi creme spalmabili dolci (+63,4%), tavolette di cioccolato (+21,7%), miele (+51,6%), patatine (+16,9%), vaschette di gelato (+22,5%), olive (+15,3%), pop-corn (+70%). Continuano anche i trend positivi di vino (+19,1%) e birre alcoliche (+18,5%).

Effetti sui mercati

Gli effetti della pandemia hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dalla produzione di materie prime per l’alimentazione, l’ambiente e la salute dei cittadini. In uno scenario di questo tipo, l’Italia in futuro potrà trarre beneficio dalla sua tradizione rurale ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il patrimonio agroalimentare nazionale.

Infatti un numero crescente di Paesi cerca di garantire prima di tutto l’approvvigionamento della propria popolazione, attuando un “nazionalismo commerciale”. Sono diversi i paesi che hanno vietato l’export di prodotti ritenuti strategici, principalmente riconducibili alle materie prime e ai beni di prima necessità, e, in contrapposizione assistiamo all’introduzione di corridoi verdi e l’esenzione dal pagamento dei dazi e delle accise, volte a incentivare e facilitare l’import.

 

Post virus: le strategie del made in Italy e i punti chiave per il successo

Come cambieranno i consumi alimentari dopo la crisi? Sicuramente, successivamente all’impatto della crisi, ci sarà tanta voglia di consumo. Una volta terminata la crisi, le abitudini non cambieranno sostanzialmente, ma in ogni caso lo stesso impatto produrrà dei cambiamenti. Bisogna agire in anticipo, cercando di essere alla altezza delle aspettative anche in questa emergenza.

A questo proposito la “strategia” diviene un elemento essenziale per le pmi se connessa a una buona gestione e alle nuove tendenze come: il digitale – la comunicazione – vendite online – la ricerca di finanziamenti – nuove opportunità e nuovi mercati- diversificazione e sopratutto, oggi più di ieri l’introduzione di nuove figure strategiche con un approccio multisciplinare. Potremmo, infine, affermare, che un nuovo modus operandi potrebbe costituire la chiave di successo.

 

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A cura di Nino Zizzo

(zizzo@italiannice.it

Esperto di internazionalizzazione e mercati arabi

 


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