Il regime-show di Conte ha stancato: zero risposte e tanta propaganda

Il Premier Conte va in mondo-visione e attacca le opposizioni, usando uno spazio istituzionale dedicato all'informazione pubblica. Il regime-show è nei guai

Denuncia governo Conte

Quello di ieri andato in onda a reti unificate è stato l’ultimo coup-de-theatre di un governo che procede a tentoni. E allora per spostare l’attenzione dal fatto che dopo due mesi di quarantena i segnali positivi sono davvero pochi.

A Palazzo Chigi però non sanno che pesci prendere così annunciano conferenze stampa, le rimandano, poi le rinviano. E’ la scena di un governo che poggia su stampelle sbilenche e che ha scelto di investire tutto su “l’uomo solo al comando”. Il one-man-show di Conte richiama i discorsi di Bush per l’Iraq, di Sarkozy per la Libia, di Johnson per il Vietnam, nasconde in realtà le difficoltà degli alleati scomodi, orfani di leadership (il Pd) e il partito maggiore azionista ormai a picco nei sondaggi (i 5 Stelle).

Il colabrodo del governo è diventato un pantano ormai. Quali coperture e dove prenderle? Come gestire i diktat dell’Europa? Come far capire l’esigenza reale di nuovi euro-bond per salvare il salvabile? Intanto si è andati oltre ogni previsione: i contagi diminuiscono ma troppo lentamente e i morti sono ancora tanti. E ci sono intere aziende ormai prossime al collasso economico.

Intere categorie aspettano ancora i soldi della cassa integrazione in deroga e le risorse del fondo per i lavoratori autonomi. Il Ministro Gualtieri all’Eurogruppo ha lasciato intendere che senza eurobond si è disposti ad accettare le condizioni – mortificanti – del Mes. Conte ieri in una conferenza stampa istituzionale, ha usato toni da dittatore sudamericano, facendo propaganda senza avere contro-replica. E fa bene Enrico Mentana a dire che se “lo avessimo saputo prima non avremmo mandato in onda quella parte di conferenza”.

Una conferenza per informare i cittadini e non per distrarli con la propaganda. Il Mes è stato discusso in Europa nel 2011 ma fu ratificato nel 2012 quando al governo c’era Mario Monti. Giorgia Meloni, così come altri leader del centrodestra, non firmarono la ratifica. La sindrome di Fidel Castro-Chavez-Pinochet ha colpito il mite Conte, marionetta nelle mani di Casalino, il quale sa bene che in questo momento, il consenso tende a salire. E non perché Conte sia più o meno bravo della Merkel a gestire la crisi, ma perché la paura dei cittadini reclama la figura di un “padre nobile”. George W. Bush e l’11 settembre insegnano anche questo.


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