Il sultano Erdogan trattiene le mascherine destinate all’Italia: è caos

L'impasse non accenna a sbloccarsi. Erdogan continua a tenere sotto scacco l'Europa e l'Italia con la doppia questione migranti - mascherine. 

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Il Sultano non è intenzionato a cedere

Il Sultano di Ankara non è intenzionato a cedere. Da più di una settimana ben 200mila mascherine sono bloccate nell’aeroporto della capitale. La Turchia, noncurante della grave situazione italiana, mantiene ferme le forniture essenziali all’Italia per fronteggiare il Coronavirus. Con un decreto governativo del 4 marzo, Erdogan ha deciso che l’esportazione sarà d’ora in poi gestita dal ministero della Sanità.

Dalla Turchia fanno sapere che la questione si risolverà entro pochi giorni. Lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è interessato alla faccenda e ha chiamato il Sultano per velocizzare l’uscita da questa impasse. Ad oggi si sta ancora aspettando l’autorizzazione. Le promesse turche continuano ad essere vaghe, difatti sembrano essere soltanto dei continui rimandi.

Le mascherine, destinate agli ospedali di Rimini e Pesaro, sono state prodotte dalla “Ege Maske“, ovvero una delle più grandi fabbriche anatoliche nella produzione delle mascherine. Il manager della ditta ha recentemente dichiarato che la produzione settimanale potrebbe aiutare tutta l’Europa a proteggersi. Stando ai numeri provenienti dalla fabbrica, in una settimana si potrebbe proteggere un italiano su due.

Il riprovevole ricatto coi migranti da parte di Erdogan

Il fallimento del riprovevole ricatto all’Europa coi migranti provenienti dalle zone più disparate del Medio Oriente – e non solo – ha provocato l’ira del sultano Erdogan. Adesso ci prova con le mascherine. Non sono bastate le cocenti sconfitte patite a Vienna nel 1529 e nel 1683 e la dissoluzione dell’Impero, poiché dalle ceneri degli ottomani è risorto codesto elemento. Ritorna il braccio di ferro tra Ankara ed Europa e sembra nuovamente una lotta tra civiltà.

Non dimentichiamoci che la Turchia si è sviluppata anche grazie ai finanziamenti provenienti dall’Italia e dall’Europa. Praticamente chi ci governa ha consegnato un’arma in più al Sultano, il quale ci ricatta impedendo de facto di proteggere la nostra salute. La Turchia si dimostra -ancora una volta – una grossa spina nel fianco. La tanto cara Unione Europea avrebbe dovuto tenere a mente ciò che è successo nell’estate del 2016.

Il falso colpo di stato “organizzato” dai militari per rovesciare Erdogan ricevette parecchie critiche da parte dei più grandi leader del mondo. E proprio da quel giorno il Sultano di Ankara si gode il consenso – ormai alle stelle – del popolo turco. Tramite queste salde fondamenta Erdogan continua a minacciare l’Europa. Proprio da quest’ultima sono recentemente arrivati 6 miliardi per appianare il dislivello economico e permettere alla Turchia di entrare nell’UE.

Continua dunque la sagra delle politiche folli e incontrollate. L’Unione paga la Turchia con il programma IPA e nel frattempo cerca di tenere fermo il flusso dei migranti al confine con la Grecia tramite il pagamento di questo riscatto. Miliardi su miliardi che entrano nelle tasche di un personaggio ambiguo nel suo comportamento nei confronti del “califfato” dell’Isis.

Previsioni difficili

Il Sultano e le sue azioni sono difficili da poter prevedere. Erdogan governa con il consenso e la paura e nel frattempo tiene sotto scacco l’Europa con un enorme manipolo di migranti e un bastimento carico di mascherine necessarie all’Italia. Chissà a quale prezzo la situazione riuscirà a sbloccarsi. Dunque, dicendola alla francese: “Se découvrir St. Pierre pour couvrir St. Paul“. Si fa un debito per pagarne un altro.

Ecco l’ennesimo fallimento per l’Italia che investe all’estero e ripone la sua fede nei mercati stranieri. Adesso dovremo sottostare ai capricci della Turchia mai doma nel corso della sua lunga storia. Che tutto questo ci serva da lezione: per anni, centinaia di aziende e stabilimenti sono stati bistrattati e delocalizzati, portando alla creazione di una vera e propria emergenza nazionale.

L’onta del fallimento non è tutta dell’Italia. Di mezzo vi sono anche politiche – per le quali è corretto ribadire l’aggettivo “folli” – dell’Unione Europea. La quale, invece di combattere chi gioca sulla pelle di esseri umani sradicati dal loro territorio, continua imperterrita a finanziare gli aguzzini e ad abbassarsi al ruolo di colonia nell’occasione della Primavera araba. I saccheggi e le devastazioni compiute dagli statunitensi e dai francesi sono sotto gli occhi di tutti.

Facile dare la colpa al migrante ad oggi schiavizzato dalla sete democratico – conquistatrice a stelle e strisce e dai ricatti del Sultano turco. Il tragico delitto dell’equilibrio nell’Africa mediterranea ha un regista ben noto: Barack Obama. E 9 anni dopo il Sultano Erdogan ha sfruttato l’ondata di devastazione arrivata da oltreoceano per tenere l’Europa sotto scacco su due fronti.

La civiltà europea perde pezzi ogni qualvolta un plutocrate dell’Unione fiuta un potenziale, quanto assurdo, affare. Adesso bisognerà soltanto attendere lo sviluppo dei procedimenti per lo sblocco di questa impasse, la quale è ormai diventata una barzelletta per lo stesso Erdogan.


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