Esplode l’emergenza migranti. Anche col virus, porti sempre aperti

I governatori di Sicilia e Calabria lanciano un ultimatum al governo Conte sull'emergenza migranti. Il virus non ferma gli sbarchi, ma frena il turismo.

Emergenza migranti

Emergenza migranti tra Sicilia e Calabria

Jole Santelli, presidente della regione Calabria, non tollererà più altri sbarchi: “Subito i blocchi in mare, temo il crollo del turismo“. Come darle torto? Da Roma, le uniche azioni atte a bloccare un ritorno del Covid-19, sono state intraprese nei confronti di chi arriva in Italia dall’estero tramite voli internazionali o intercontinentali. Nessuna parola è stata spesa per l’emergenza migranti che sta mettendo in ginocchio la Sicilia e la Calabria.

Secondo il Corriere, il governo sta già provvedendo alla requisizione di un altro traghetto come la Moby Zazà per accogliere i nuovi migranti in arrivo. Oltre all’imbarcazione, verranno utilizzate anche delle caserme. Nelle ultime ore, al coro della Santelli si è aggiunto anche il presidente Musumeci.

Con toni forti si è riferito al ministro Lamorgese: “Dovrebbe anche spiegare quale strategia intende adottare per garantire la sicurezza dei siciliani“. Ciò che si è appreso da poco è che saranno rinforzati i presidi di sorveglianza delle strutture utilizzate per l’isolamento dei migranti. La situazione continua ad essere difficile soprattutto a Lampedusa, isola nella quale si è originata l’emergenza migranti. Per quanto ancora sarà sopportabile?

Eppur si muove!

Eppur si muove direbbe Galileo Galilei. Finalmente qualcosa è stato smosso a Roma. Purtroppo sono serviti dei toni forti da parte dei due governatori per svegliare i “colleghi” di Palazzo Chigi. Invece, direttamente dal Palazzo d’Orleans, Musumeci ha annunciato che oggi sarà inviata verso le Pelagie una macchina per processare i tamponi in 20 minuti. Il governatore ha successivamente rincarato la dose nei confronti del governo Conte:

“A proposito, ci dica il ministro se sono stati utilizzati i tamponi prima di trasferire i migranti da una parte all’altra della Sicilia. Se così non fosse sarebbe grave. E ancora non mi è chiaro: il governo Conte delibera o no lo stato di emergenza per Lampedusa, come chiesto dal Comune e dalla Regione? Ed ancora, possiamo finalmente conoscere quale protocollo il ministro dell’Interno ritiene debba essere seguito per tutelare migranti e cittadini?

E ancora: “Il silenzio di Roma con chi ha la responsabilità costituzionale di tutelare la salute dei siciliani è diventato insopportabile e viola il principio di leale collaborazione cui anche il premier Conte dice di uniformarsi. O si concorda – sul piano sanitario – ogni azione con la Regione o non siamo più disponibili ad essere chiamati solo a supplire le gravi omissioni del governo centrale. Si diano una regolata!

Anche col virus, porti sempre aperti

Bisognerebbe domandarsi se le ragioni dell’accoglienza debbano essere prioritarie rispetto a quelle della salute di un Paese in stato d’emergenza. Può davvero uno Stato come l’Italia – in questa tremenda situazione – nondimeno occuparsi dell’accoglienza di tutti questi migranti, dei quali buona parte sono in condizioni di positività al coronavirus?

Potranno chiudere i contatti con la Cina, potranno bloccare l’arrivo dei turisti americani, imporre delle sanzioni alla Russia e potranno subire passivamente la chiusura delle frontiere da parte dell’Austria. Potranno chiuderci le porte di casa con leggi quarantenarie e bloccare i confini delle regioni per 4 mesi (fino al giugno 2020), ma sia chiaro, non potranno mai chiudere i porti.

Non potranno regolamentare il flusso della migrazione gestito dal patronato cosmopolitico per terzomondizzare l’Europa. La migrazione di massa è un’arma del capitalismo globalista. Questo è un punto nodale del tableau de bord del patronato cosmopolitico. La celebrano come integrazione, invero è il nuovo volto del colonialismo.

Difatti il capitalismo non mira a integrare i migranti per renderli come i cittadini , ma lo universalizza e rende i cittadini come i migranti: privi di diritti e di averi, schiavi deportati dai processi capitalistici. Sempre erranti, sempre mobili e sempre disponibili, ma senza diritti.


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