La Sicilia in fiamme, risuonano le parole di Sciascia: “un miope specchio di pena”

Il versante nord della Sicilia si sveglia tra le fiamme, due morti, decine di animali al rogo e la solita conta dei danni sulle piste dolose

Torna l’incubo degli incendi in Sicilia. Una coltre di fumo ha svegliato la Sicilia del nord da Palermo a messina. Paura e disperazione per il pericolo questa volta anche fatale. A Cefalù ieri una donna, Maria David, è morta mentre cercava di salvare i suoi cavalli in una stalla circondata dalle fiamme. Sempre a Cefalù, quasi 700 turisti sono stati evacuati dall’hotel Costa Verde, la più grande struttura alberghiera della città che è stata assediata da un incendio. Gli ospiti dell’albergo sono stati portati al palazzetto dello sport poi stamattina sono rientrati nella struttura. Un uomo di 68 anni, Salvatore Albano, è morto probabilmente per un malore mentre fuggiva dalla sua casa in fiamme al confine fra Trappeto e Balestrate. A Mazzaforno alcuni turisti ospiti di resort sono stati evacuati via mare. Sempre ieri a Palermo è stato evacuato l’edificio 18 del campus universitario.

La prefettura di Messina ha attivato nel pomeriggio di ieri il Centro coordinamento soccorsi a seguito degli incendi che interessano già dal 21 settembre numerosi Comuni della fascia tirrenica, in particolare Patti, San Piero Patti, Sant’Agata di Militello, Santo Stefano di Camastra, Militello Rosmarino, Furnari, Montalbano Elicona, Roccella Valdemone, Barcellona P.G., Falcone, Brolo, Naso, Fondachelli Fantina, Ficarra, Tripi, Caronia, Rocca di Capri Leone. Un vasto incendio ha interessato il Comune di Militello Rosmarino, lambendo abitazioni e rendendo necessaria l’evacuazione di 5 persone appartenenti a tre diversi nuclei familiari.

Decine gli animali morti nei roghi. Ed è difficile credere che ancora una volta questi incendi, nonostante il caldo, non siano di natura dolosa come già accaduto a fine luglio. Uno sconcerto che non si smentisce di anno in anno ma che porta i siciliani quasi ad abituarsi a questa perenne tragedia che è l’Isola: il fenomeno migratorio, la crisi occupazionale, la desertificazione urbana, il tasso di natalità prossimo allo zero e adesso – ma non da adesso – gli incendi. La terra maledetta per citare Sciascia, che in una poesia nel 1952 – la Sicilia, il suo cuore – scrisse:

Gli antichi a questa luce non risero,
strozzata dalle nuvole, che geme
sui prati stenti, sui greti aspri,
nell’occhio melmoso delle fonti;
le ninfe inseguite
qui non si nascosero agli dèi; gli alberi
non nutrirono frutti agli eroi.
Qui la Sicilia ascolta la sua vita.

Ascolta la sua vita, guarda la sua lenta e inesorabile fine tra le fiamme e la polvere, circondata dall’acqua, inutile, come quel mare così generoso che oggi, immobile, commenta la tragedia.


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