Silvia Romano è tornata a casa
Silvia Romano è finalmente tornata a casa. La nostra connazionale, operante in un teatro “caldo” come quello del Kenya, è stata finalmente liberata dopo 18 mesi di prigionia. La cooperante milanese era stata catturata dal gruppo jihadista sunnita di “Al-Shabaab” nel novembre del 2018. La cellula somala di Al-Qaida ha rilasciato la 24enne in Somalia dopo il pagamento di un lauto riscatto.
Col suo rientro in Italia con un volo charter atterrato a Ciampino nel pomeriggio di ieri, i suoi genitori hanno finalmente avuto la possibilità di poterla riabbracciare. Il suo primo commento a caldo è stato: “Sono stata forte“. Questo non bisogna assolutamente metterlo in dubbio. Potrebbero però esserci dei risvolti particolari – o addirittura grotteschi – in questa situazione. Perché la cooperante non ha ancora espresso parole di condanna nei confronti dei suoi rapitori?
In queste 24 ore se ne sono sentite, dette e scritte tante su Facebook, Twitter e Instagram. Si è discusso di una conversione forzata, ma la stessa Silvia – ad oggi Aisha – ha dichiarato che si è trattata di una sua volontà. Alcune testate giornalistiche hanno discusso della possibilità che Silvia sia affetta dalla “Sindrome di Stoccolma“. Altri esponenti politici e giornalisti si sono invece soffermati sulla questione del riscatto e sulla grottesca, ma plausibile ipotesi, che Silvia (o Aisha che dir si voglia) sia in realtà un ponte tra Al-Shabaab e l’Occidente.
La conversione di Silvia
Sui motivi della sua conversione, ad oggi, sappiamo veramente poco. Come già è stato predetto, la scelta è stata sua e non è stata assolutamente forzata nel compierla. Qui però sorge un paradosso: quello della libera conversione in prigionia. Qualsiasi persona civile accoglierebbe con il più assoluto rispetto la sua conversione. Difatti la libertà di culto viene ufficialmente riconosciuta dall’Articolo 19 della Costituzione. Il problema sta nel paradosso precedentemente enunciato.
Questa conversione “in piena libertà e senza alcuna costrizione” va assolutamente presa con le pinze. Come già sottolineato all’interno di questo articolo e da altre numerose testate, Silvia potrebbe soffrire della Sindrome di Stoccolma, ovvero la perdita totale del controllo sulla propria vita: l’ostaggio che ne è interessato avverte simpatia, comprensione, empatia, fiducia e talvolta perfino amore nei confronti del suo rapitore.
Potrebbe anche darsi che questa sua situazione psicologica – ammesso che essa esista – non sia necessariamente destinata a durare nel tempo. Sarebbe auspicabile che qualche autorevole personalità musulmana spiegasse che non è possibile accettare come vera una conversione del genere. Silvia Romano ha sicuramente patito grosse sofferenze per via di molteplici fattori. Difatti ella era prigioniera di un gruppo affiliato di Al-Qaeda, il quale si è reso protagonista di stragi e sanguinosi attentati.
Il complesso mondo dell’Islam
La religione islamica è un mondo estremamente variopinto. Si tratta del più recente dei tre monoteismi predicati sulle rive del Mediterraneo. Al pari di qualsiasi fede religiosa, l’Islam si articola in diverse componenti, a partire da un insieme di credenze che si sviluppano in dottrine più o meno elaborate e intrecciate con consuetudini preesistenti, ma a loro volta consolidate in ulteriori tradizioni.
Tutto questo complesso di credenze, dottrine, tradizioni si manifesta sia in culti di carattere strettamente rituale, sia in codici di comportamento dei singoli fedeli. Quando si parla di Islam non bisogna dimenticare che esso è una fede, ma anche un modo di condotta. Per studiare i mondi musulmani bisogna guardare con attenzione a diversi fattori.
I mondi musulmani sono il risultato di condizionamenti dell’ambiente, dell’economia, della storia e così via. La lettura che di quelle vicende storiche può dare un italiano del XXI secolo è influenzata dai suoi condizionamenti culturali. Si pensi – per esempio – all’impatto che ha avuto per noi occidentali la tragedia dell’11 settembre 2001 o quella del Bataclan. È invece del tutto ignota la tragedia del colonialismo di stampo capitalista che il mondo musulmano ancora paga a caro prezzo.
Di conseguenza, per capire l’Islam, bisogna tener conto di tutti i tasselli del complesso mosaico che non si esaurisce affatto nella fede nella “Parola di Allah“.
Le interpretazioni del Corano
Silvia Romano si è convertita, ma chi l’ha aiutata? Il Corano è stato rivelato in arabo, per cui è sorto il problema della sua “traducibilità“, soprattutto per i musulmani non arabofoni. Se si tiene conto che attualmente nel mondo su oltre un miliardo di musulmani gli arabi sono poco più di duecento milioni, si capisce come molti non parlino la lingua della “Parola di Dio“. Da qui sono sorti non pochi problemi, risolti con l’accorgimento di proporre delle “interpretazioni“.
Dunque il musulmano arabofono legge una parafrasi, non recita il Corano. Inoltre, per precisare gli aspetti poco chiari, i primi musulmani decisero di far ricorso come fonte accessoria per l’elaborazione della Shari’a alla Sunna, ossia all’insieme delle tradizioni (Hadith) che riferiscono detti e azioni del Profeta. La Sunna però, fu raccolta due secoli dopo la morte di Maometto.
Quindi è probabile che gli Hadith che la compongono siano stati scelti per giustificare comportamenti ignoti nel periodo del Profeta. Tutti questi problemi di interpretazione hanno portato allo sviluppo di una notevole produzione giuridica tanto da dare vita a quattro “scuole giuridiche” (madhhab) che si distinguevano per l’importanza data ad alcune fonti della Shari’a in preferenza di altre.
Dunque sorge un quesito fondamentale. Chi ha letto e interpretato il Corano a Silvia? Vista la sua prigionia, probabilmente sarà stato uno dei suoi rapitori. Vista la loro origine, sarebbe facile dedurre un’interpretazione radicale da parte di Silvia del messaggio coranico. Queste sono – ovviamente – delle supposizioni. L’Islam, come le altre religioni, è composto da moderati e radicali. Tutto dipende dall’interpretazione del testo sacro e dalla morale di ogni cittadino, cristiano o musulmano che sia.
Roma-Ankara e la questione del riscatto
Vi sono numerosi lati oscuri in questa faccenda. Oltre alla predetta conversione e all’interpretazione coranica, ciò che bisogna anche risolvere riguarda il riscatto e gli “strani” rapporti tra Roma e Ankara. Non dimentichiamoci che Erdogan tiene sotto scacco l’Europa intera con un’orda pressoché interminabile di migranti stanziati al confine con la Grecia. La Turchia intanto ha pubblicato una foto ritraente Silvia con un giubbotto antiproiettile turco.
Con quest’immagine, Ankara ha voluto sottolineare il suo ruolo da protagonista nella vicenda. La collaborazione con le nostre forze d’intelligence è stata confermata anche dall’agenzia di stampa turca Anadolu. Difatti l’Italia ha chiesto aiuto al Mit (Servizi segreti turchi) per via della decennale alleanza tra lo stato di Erdogan e la Somalia. In poche e semplici parole, colui che ci ha aiutato è anche il nostro peggior nemico.
Sul riscatto c’è ancora poca chiarezza. Stando alla logica e da quanto è trapelato, la somma per far tornare Silvia in Italia ammonta a 4 milioni di euro. Una cifra enorme, la quale si trova in mano a dei feroci terroristi. Difatti, 5 anni fa, i “tagliagole” di Al-Shabaab si resero protagonisti di una strage tremenda a Garissa, in Kenya. Le vittime totali furono 148. Ma nel conteggio totale degli attacchi di Al-Shabaab se ne contano, purtroppo, molte di più.
Sarebbe necessario fare più luce sui rapporti tra Roma e Ankara, senza ovviamente dimenticarsi dell’enorme riscatto lasciato in mano a dei terroristi. Non si sarebbe potuto agire in modo differente? In questo modo sono state foraggiate altre stragi e numerosi nuovi armamenti e membri al servizio di Al-Shabaab. Inoltre bisognerà assolutamente studiare l’evoluzione del comportamento di Silvia.
In questa complessa situazione non è facile trarre delle conclusioni. Ciò che ci dovrebbe rallegrare, ovvero il ritorno di una nostra connazionale, potrebbe trasformarsi in un caso davvero particolare. Siamo sicuri che Silvia Romano non sia stata traviata durante questi 18 mesi? Chi è davvero adesso? A questi interrogativi dovrà risponderci direttamente il Governo. L’Islam non è il nemico. Colui che trama alle spalle di tutti continuerà a metterci contro per sempre. Sta a noi sovvertirlo.
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