Una cosa è certa: andremo al mare solo se, prima dell’estate, scenderà drasticamente il numero dei contagi. Niente ombrelloni separati da pareti di plexiglass. L’ipotesi più probabile è quella di creare delle aree riservate con l’uso dei gazebo. Anche i bar ed i ristoranti sulla spiaggia dovranno organizzarsi adottando delle misure per distanziare i tavolini e le sedie. Provvedimenti di sicurezza anche per accedere ai servizi: l’uso delle mascherine nelle zone comuni sarà obbligatorio.
Tra incertezze ed ipotesi
Ma ancora le indicazioni non sono arrivate. Queste infatti sono le ipotesi degli addetti ai lavori. Ieri il ministro Dario Franceschini ha assicurato che nel decreto di aprile ci saranno misure ad hoc per il turismo, ma intanto l’Assobalneari , dai primi di marzo, chiede al governo un intervento per il settore. In gioco ci sono almeno 140 milioni di euro e il lavoro di trecentomila addetti che valgono il 13% del PIL. Si muove anche il sindacato dei Balneari che attende indicazioni dalle autorità sanitarie. Per tutti l‘obiettivo è tornare in spiaggia.
La riorganizzazione degli impianti dovrebbe partire subito. Di certo ci saranno meno posti e l’ipotesi è che si possa accedere solo su prenotazione. Per avviare gli impianti, normalmente, ci vogliono almeno due mesi. In questo periodo alcune strutture sono già aperte. Solo tre regioni finora hanno emanato decreti che riguardino il settore, Veneto, Abruzzo e Liguria. Solo quest’ultima ha consentito di preparare gli arenili, per poi adeguarsi alle indicazioni delle autorità sanitarie.
Assobalneari chiede certezze ed aiuto economico
La preoccupazione è grande perché le misure che detterà il governo richiederanno invece un tempo supplementare per adeguarsi. Il Presidente dell’associazione imprenditori turistici balneari, Assobalneari, Fabrizio Licordari afferma: «Vorremmo certezze: Per preparare le spiagge sarà indispensabile molto tempo. I posti saranno dimezzati e non si può dimenticare che le spiagge avranno una funzione sociale. Quest’anno più che mai. Penso di potere dire con certezza, tra l’altro, che non sarà possibile frequentare quelle libere. Dove nessuno controlli le distanze».
Sono oltre 30.000 le imprese, tipicamente a conduzione familiare, che quest’anno dovranno affrontare uno sforzo economico considerevole. La politica non può invitare gli imprenditori ad indebitarsi con le banche. E’ evidente dunque che servono dei provvedimenti di natura economica da parte del governo a favore di queste strutture. Arriveranno? Lo speriamo.
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