Messina zona rossa? 60 medici scrivono a Musumeci

Messina zona rossa? No, servono più tamponi. questo è l'appello di 60 medici al governatore Musumeci.

Messina zona rossa? La richiesta era arrivata dai sindaci di Milazzo e Barcellona, preoccupati per i focolai di COVID-19 sviluppati nel capoluogo e per il pendolarismo fra i tre centri più grandi della provincia.

 

Il parere dei medici

60 medici che lavorano negli ospedali di Messina, pur risiedendo in altri Comuni, hanno scritto al presidente della Regione, Nello Musumeci, per sottolineare che, a loro si parere, si tratta di una richiesta “inutile, dannosa, paradossale, iniqua e ingiustamente punitiva per il personale sanitario”.

Le strutture sanitarie e le case per anziani – spiegano – costituiscono in tutta Italia (non certo solo a Messina) un “terreno fertile” alla propagazione del contagio, a causa dell’elevata concentrazione di personale e pazienti che, per ovvi motivi, non si è affatto ridotta con l’emergenza Coronavirus, al contrario di quanto avviene per altre attività;

La stragrande maggioranza delle strutture sanitarie presenti nella città di Messina rimangono a tutt’oggi esenti da focolai di contagio;

Gli ospedali di Messina costituiscono dei centri di riferimento per tutta la provincia e non solo e per tale motivo ricevono quotidianamente pazienti dagli altri nosocomi della provincia e della regione;

No agli allarmismi: Messina non è un enorme focolaio

Nelle strutture sanitarie di Messina si concentrano la gran parte dei posti letto di tutta la provincia: nulla di strano quindi che alcuni focolai abbiano interessato le strutture messinesi, non per particolari fattori inerenti la città di Messina in sé, bensì per una mera questione probabilistica; ovviamente ciò non toglie che lo stesso problema possa presentarsi anche nelle strutture analoghe presenti in provincia, come dimostra il recente focolaio di San Marco d’Alunzio;

Il personale e l’utenza delle strutture sanitarie ove si sono registrati focolai di contagio provengono da tutta la provincia; pertanto i suddetti focolai non sono ascrivibili esclusivamente alla città di Messina, ma coinvolgono già, in egual misura, tutta la provincia;

Nessuna zona è esente dal contagio

Il resto della provincia di Messina non è affatto esente da focolai di contagio, tant’è vero che il primo caso di Covid 19 del Messinese è stato registrato nella provincia;

Le zone rosse servono ad impedire il propagarsi del contagio a zone ancora esenti, ma ormai in Italia nessuna zona può più dirsi esente, e men che meno i comuni della provincia di Messina;

A livello nazionale sono ormai vietati gli spostamenti al di fuori del proprio Comune di residenza, se non per esigenze lavorative o urgenze;

 

Impossibile isolare Messina: troppi i pendolari sanitari

Dichiarare Messina “zona rossa” avrebbe gravi implicazioni per il personale sanitario che per lavoro è obbligato ogni giorno a spostarsi da o in direzione di Messina;

Messina è una città di 240 mila abitanti, e porre sotto il regime di zona rossa una città di simili dimensioni implicherebbe eccessive problematiche sotto vari punti, a partire dalle esigenze di approvvigionamento della popolazione.

“E’ invece urgente – concludono i 60 medici – ed assolutamente necessario uno stretto monitoraggio con tamponi periodici del personale sanitario di tutta la regione, a partire da quello che presta il proprio servizio nelle strutture colpite (a prescindere se si trovino a Messina o meno): solo così sarà possibile isolare i soggetti positivi ed evitare l’ulteriore diffondersi del contagio. Per tali motivi Le chiediamo di non dare alcun seguito alle richieste di dichiarare Messina “zona rossa” e di provvedere invece ad intensificare al massimo i controlli con tampone nel personale sanitario della regione”.


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