Ufficialmente i confini della Sicilia sono chiusi fino al 7 giugno. Ma il governo Musumeci è al lavoro su una nuova ordinanza che in base alle decisioni nazionali e anche all’andamento dei contagi confermi o modifichi l’attuale disposizione. Il governatore vorrebbe chiedere obbligatoriamente un certificato sanitario per chi entrerà in Sicilia.
“Noi in Sicilia abbiamo fatto un’ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno – spiega Musumeci in un’intervista a “Il Messaggero” -. E ora dobbiamo farne un’altra che confermi questa o che la modifichi. Con il cuore aprirei l’isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Ma tutti insieme, presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti”.
Alla domanda se chiederà il “passaporto sanitario” a chi verrà in vacanza nell’Isola dal Nord, Musumeci risponde che “io lo chiamo protocollo per poter garantire la sicurezza sanitaria di chi in Sicilia arriva: stiamo lavorando per mettere a punto questo documento. Occorre filtrare, nel rispetto di tutti e senza fare discriminazioni, chi arriva da noi”.
Intanto, però, il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera gela Musumeci: “Passaporto sanitario? Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”. La questione resta però aperta, anche perchè il presidente della Regione Sardegna Solinas ha annunciato di voler portare la proposta alla Conferenza Stato-Regioni del 29 maggio.
Boccia però è categorico: “I prossimi giorni e le prossime ore l’ultimo click che c’è tra i tanti interruttori che riporterà il paese a muoversi, è anche quello del buonsenso. Se tutte le Regioni ripartono lo fanno senza distinzione sul profilo di cittadini residenti in una regione o un’altra”. Il bue che dice cornuto all’asino. Infatti il governo di Roma ha già preso decisioni importanti basandosi su strumenti “non previsti dalla Costituzione” come i Dpcm.
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