Nubifragio a Palermo, dati e analisi di un evento eccezionale

Il nubifragio a Palermo si poteva prevedere? Dati e analisi dell'eccezionale evento che ha colpito il capoluogo.

L’estate è la stagione del caldo, del sole e del mare ma è anche il periodo dei fenomeni meteorologici intensi ed estremi. La stagione calda, specie negli ultimi decenni, ha visto la persistenza di durature ondate di calore di origine africana, le quali hanno determinato il costante e graduale aumento delle temperature della superficie del Mediterraneo; il calore è proprio l’energia che la macchina termodinamica chiamata atmosfera utilizza per produrre i vari fenomeni atmosferici, tra cui i temporali. Più calore significa più energia, e maggiore energia si traduce quasi sempre in fenomeni più intensi, talvolta estremi.

I dati

E’ il caso del temporale avvenuto ieri a Palermo, il quale ha in realtà interessato solo una porzione ristretta della città e, a testimonianza del suo elevato grado di localizzazione, ci sono i dati relativi agli accumuli pluviometrici registrati dalle stazioni meteorologiche sparse sul territorio comunale: in meno di 3 ore sono caduti 134 mm a Parco Uditore e soli 27 mm in Via Villagrazia, ad una distanza di circa 7 km.

L’evento

Il temporale che ha colpito Palermo ha avuto origine sui rilievi posti a sud-ovest della città; è nato come un semplice temporale di calore, del tutto previsto e relativamente innocuo ma, nei minuti successivi, spostandosi verso nord-est, si è intensificato. La causa del rinforzo della struttura temporalesca è da ricercarsi nella particolare configurazione atmosferica che si è venuta a creare: il passaggio di una stretta saccatura e del ramo della corrente a getto (inusuale per il periodo) ha consentito ai cumulonembi di assumere asse obliquo, in cui si ha una netta separazione tra updrafts (correnti ascensionali) e downdrafts (correnti discendenti); questa caratteristica consente alle correnti ascendenti di alimentare indisturbatamente il temporale, senza che le correnti discendenti interferiscano. La struttura temporalesca (3 in rapida sequenza in realtà, di cui una, l’ultima, la più intensa) è così riuscita ad ingrossarsi parecchio, alimentata dai favorevoli parametri termodinamici che erano presenti al suolo (aria calda ed umida) e sfruttando la grande insolazione.

Il ruolo dei meteorologi e dei previsori

Come detto, i principali modelli di calcolo erano d’accordo nel vedere l’insorgenza di comuni temporali di calore nella giornata di ieri, ma nessuno aveva individuato l’esatta collocazione ed intensità del temporale. Quest’ultima affermazione, specie in questi casi, è del tutto utopistica: in condizioni di instabilità atmosferica è pressoché impossibile riuscire a prevedere l’esatta collocazione spazio-temporale del fenomeno, che avrebbe potuto colpire qualunque altra zona nei dintorni. Tuttavia, un’accurata analisi dei parametri termo-dinamici poteva far intuire ciò che poi si è realmente verificato.


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