Questioni di target. Da un lato il turismo di massa, spesso locale, spesso poco interessato alla permanenza prolungata e al consumo dei prodotti made in Eolie.
Dall’altro un turismo qualificato, lavorato negli anni, grazie all’apporto concreto di aziende e tour operator che hanno elevato il valore culturale di un’Isola. E’ la sfida che si sta palesando in queste settimane tra Vulcano e Salina. Due Isole protagoniste del turismo eoliano che, messe a confronto, danno una prima risposta alla crisi turistica post-covid.
Salina ha riaperto tutti i suoi hotel e i ristoranti lavorando con un turismo italiano di qualità grazie anche alle sue aziende come Hauner e Colosi, dalla Malvasia ai vini bianchi più pregiati passando per il mito del cappero e del pesce fresco. Dall’altra Vulcano, isola che per panorami e bellezza paesaggistica non ha nulla di meno di Salina ma che in questi anni ha lavorato con un turismo meno qualificato e meno “spendaccione”. Di fatto, oggi, Vulcano, è un’isola fantasma.
Due isole che hanno sempre e solo vissuto di turismo rispetto alle altre. In attesa di capire invece la ripartenza di Panarea e Stromboli, isole feticcio per il turismo internazionale. Queste potrebbero avere una ripartenza significativa già a luglio, ben oltre il turismo autoctono nazionale.
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