Il crollo della democrazia
In opposizione al sempre più crescente fenomeno del Fascismo, né i liberali né i socialisti riuscirono ad organizzarsi per ostacolarlo. A Barcellona Pozzo di Gotto il comunismo era professato da poche persone, le quali non giovarono mai di una sede sul territorio.
Inoltre la “sinistra” Democrazia Sociale, costituita soprattutto da operai, rappresentò una valida fucina di antifascisti che combatterono il regime fino all’inizio della guerra.
L’anima popolare barcellonese composta principalmente da contadini, artigiani e braccianti decise di non avvicinarsi al Fascismo. L’apogeo delle ostilità si raggiunse quando assassinarono Giacomo Matteotti, ma non vi furono né manifestazioni violente né proteste.
Scattarono alcune denunce nei confronti di alcuni giovani studenti antifascisti per degli atti sovversivi, ma il gerarca Nicolaci etichettò la loro azione come una ragazzata e salvò i ragazzi.
Le manifestazioni pacifiche ed antifasciste continuarono a proliferare, ma volarono soltanto alcuni ceffoni tra le fazioni opposte e tutto finì. Nel frattempo a Barcellona arrivò – da Messina -un nucleo della M.V.S.N. (Movimento Volontario di Sicurezza Nazionale) che creò scompiglio nelle vie del paese provocando i borghesi e offendendo coloro che non ricambiavano il saluto romano. La risposta degli antifascisti fu immediata, iniziando una caccia all’uomo risoltasi con l’intervento dei gerarchi.
L’amministrazione locale durante il Ventennio
Con l’insediamento del primo Commissario Regio Gaetano Scaglione iniziarono i primi lavori per la derivazione della sorgiva di Baeli. Inoltre nel 1928 il podestà Nicolaci fece partire i lavori per la derivazione dell’acqua dal subalveo del torrente Termini o Patrì, in contrada Baeli o Sbarbato, per uso potabile e civico, nella misura di settanta litri al minuto.
Il problema è che prima venivano le spese belliche, poi quelle dell’acqua.
Furono ben otto le gestioni commissariali che si susseguirono tra il 1923 e il 1943. Durante il periodo tra l’insediamento del Commissario Scaglione e del signor Riccardo Rickards, per Barcellona era stato fatto davvero poco. Soltanto con la nomina a podestà dell’ingegnere Antonio Duci, Barcellona potè finalmente rivedere la luce.
Durante il suo periodo di amministrazione venne istituito il Liceo Classico nel 1931 e vennero aperti il secondo e il terzo tronco di Via Roma che portarono alla demolizione dell’antica chiesa di S. Sebastiano. Bisogna chiarire il fatto che per la prima opera il merito va al podestà Bonanno, mentre l’opera d’urbanistica stradale venne compiuta dall’ingegnere Duci.
Al termine della guerra d’Etiopia vinta dal Fascismo nella quale persero la vita alcuni barcellonesi, si decise di demolire la vecchia chiesa di San Sebastiano col placet di monsignor Angelo Paino, arcivescovo di Messina. I picconi iniziarono i loro lavori nel 1935 e si conclusero l’anno dopo con la demolizione della Chiesa che raccoglieva i barcellonesi dal 1600. Nel frattempo iniziarono anche i lavori per un nuovo tronco di Via Roma, così da ricavare la grande piazza che oggi ospita il Duomo di San Sebastiano.
Nella sezione di Pozzo di Gotto si ricostruiva la Chiesa di S. Maria Assunta, ma la sezione più antica del paese era rimasta antica e vetusta rispetto al progresso stradale che si era compiuto a Barcellona.
Barcellona sotto il fuoco alleato
Il paese del Longano venne colpito in diverse giornate tra il 13 febbraio 1943 e il 15 agosto 1943.
I bombardamenti aerei e navali uccisero settantaquattro cittadini e ben duemila rimasero senza un tetto.
Morirono più di trecento barcellonesi durante il secondo conflitto mondiale e molti furono decorati con delle medaglie al valore.
Due di essi furono i tenenti Giuseppe Carollo e Luciano Biondo, ardentissimi “aquilotti” caduti durante l’adempimento del loro dovere. Il primo precipitò con il suo aereo C 74 da 1200 metri d’altezza sulla zona di Cameri – in provincia di Novara – il 6 giugno del 1940; mentre il secondo morì il 23 ottobre 1941 nei pressi di Licodia Eubea – in provincia di Catania – durante un’operazione aerea. Mentre viaggiava verso la Sicilia il suo aereo venne colpito e prese fuoco, precipitando.
La fine del conflitto
Dopo la conquista di Palermo da parte degli Alleati il 22 luglio del 1943, il primo contingente entrò a Barcellona il 15 agosto 1943 e molti si commossero perché sembrava che stessero passando gli eredi dei garibaldini dopo la vittoria di Milazzo del 20 luglio 1860.
Palazzo Longano divenne il Quartier Generale dell’AMGOT (organo deputato al controllo dei territori occupati dagli Alleati).
Intanto alcuni contingenti dei gruppi scozzesi piantarono le loro tende nei terreni tra Manno e Oreto, facendo terra bruciata di numerosi vigneti per ricavarne un campo di esercitazioni.
Il 26 novembre del 1944 si costituì il Comitato di Liberazione Nazionale, formato da esponenti di tutti i partiti risorti. Col tempo i partiti risorsero, ma Barcellona durante gli anni 70 e 80 invertì la sua naturale tendenza e venne definita “la città nera” per via dei numerosi consensi ottenuti in città dal Movimento Sociale Italiano di Almirante.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo