L’Università si sa, è un organo autonomo con un proprio regolamento. Dopo la discesa dei contagi in provincia di Messina ci si aspettava maggiore corazzo dalla direzione universitaria. Messina è partita nei tempi giusti, dopo un periodo iniziale di confusione, con le lezioni a distanza. Tuttavia, come spesso capita, i disagi non si sono fatti attendere molto.
La strategia del Rettore Cuzzocrea non convince
Si è in attesa di capire la direzione che si intenderà prendere con il rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, dopo il confronto avviato nelle ultime ore con i docenti, il personale e i sindacati al fine di concertare le modalità per la fase 2.
Ma sembra che anche per le nuove sessioni di laurea si procederà per via telematica. Resta chiaro che la prudenza non è mai troppa ma si poteva anche rischiare qualcosa in più. D’altra parte in Sicilia i numeri sono assolutamente gestibili e, con le dovute misure di sicurezza, crediamo plausibile gestire degli esami in presenza invece che fantasticare di webcam incrociate o bende sugli occhi come in alcuni istituti del Nord. L’Università di Messina gode di aule molto ampie dove poter far sostenere gli esami in modalità uno-a-uno in totale sicurezza. Nel frattempo abbiamo raccolto una serie di lamentele da parte degli studenti.
I disagi raccontati dagli studenti Unime
La prima riguarda la piattaforma usata per la teledidattica. Questa non ha l’opzione per alzare la mano quindi il rischio è sentire un docente parlare per ore senza possibilità concreta di avere chiarimenti “istantanei”.
La mole di lezioni online resta molto alta in alcune facoltà per via del tentativo spesso goffo di recuperare quell’arresto delle lezioni di due settimane a inizio pandemia. Ci informano di sedute di lezioni di 8-10 ore al giorno. Impossibile frequentarle tutte. Inoltre non si tiene conto che stare collegati 8 ore al computer crea seri problemi di salute se a questo poi bisogna aggiungere le ore di studio annesse.
E il tempo per studiare?
Pensate poi che molte lezioni finiranno in prossimità troppo ravvicinata delle sessioni di esame. Insomma tanto tempo al pc e poco tempo per preparare gli esami. Molti studenti sono stati inoltre ingiustamente ripresi perché si sono assentati un attimo “in house” quando nella normalità, a molti docenti non frega nulla se uno studente esce dall’aula per prendere aria.
Insomma la teledidattica si conferma un sistema fallimentare non soltanto a scuola ma anche nelle università, a causa di una gestione grossolana che non tiene conto delle esigenze degli studenti e del carico di studio. Il nostro giornale continuerà a vigilare sull’evolversi della situazione, come sempre, dalla parte degli studenti.
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